Da una vita in bianco e nero ad una vita a colori

Da una vita in bianco e nero ad una vita a colori

Intervista ad Alessia Balucanti

Proseguono le interviste a persone che hanno saputo reinserirsi brillantemente nel mercato del lavoro, alle quali abbiamo chiesto di raccontarci la loro esperienza (se desiderate rileggere le precedenti interviste cliccate qui sui rispettivi link: Michele Muscillo ,  Conchita Salas , Ursula Bonetti , Donato Pisciotta , Maurizio Piccinetti , Livia De Stefano , Marco Montefalcone e David Casabona). Oggi Vi proponiamo una storia davvero speciale, che può essere di esempio ed ispirazione per molti di noi.

Puoi dirci in poche parole chi sei e cosa fai?

Mi chiamo Alessia Balucanti, vivo a Roma e oggi sono un’apicoltrice e una piccola imprenditrice. La mia micro-realtà si occupa esclusivamente di apicoltura in tutte le sue sfaccettature, dall’allevamento delle api alla vendita degli sciami, dalla produzione di miele e altri prodotti dell’alveare ai laboratori didattici per bambini, dalla formazione tecnica per adulti all’organizzazione di incontri per promuovere la diffusione di una cultura alimentare consapevole e sostenibile.

Qual è stata la motivazione principale che ti ha portato ad aprire una tua attività autonoma?20190309_143619

E’ stato il senso di totale insoddisfazione (e il conseguente desiderio fortissimo di rivalsa) vissuto nei precedenti venti anni di lavoro in una realtà molto distante da quella attuale: sono cresciuta, professionalmente parlando, in uno storico istituto cinematografico che ha costituito per decenni un’eccellenza nella cultura di questo Paese e che a un certo punto ha finito per diventare uno dei tanti parcheggi di personale; dietro ad un’immagine pubblica prestigiosa, all’interno si percepivano in maniera nitida il vuoto di contenuti, le contraddizioni e le storture di un sistema lavorativo paralizzato, il cambio di rotta verso altri interessi che non fossero quelli legati al ruolo storico istituzionale, la volontà di provocare uno stato d’inerzia. Nulla di diverso da quello che stava accadendo nel resto del Paese: un sistema appiattito, cieco e iniquo, che fagocita sé stesso e annienta le coscienze, nel quale le capacità e lo spirito di iniziativa possono diventare dei disvalori.

Per anni mi sono sentita derubata di ogni motivazione, spogliata di qualsiasi entusiasmo, gettata nella rassegnazione di un futuro – lì dentro – senza speranze. La domanda che rimbalzava nella mia testa era la seguente: sarò capace di fare qualcosa fuori da qui? Perché il dubbio sulle proprie capacità è legittimo, soprattutto in situazioni di insoddisfazione protratta nel tempo.

Ciò che vorrei sottolineare è che perdere il lavoro può anche essere una scelta, quando questa è necessaria per salvare sé stessi da una condizione avvilente e svilente. Posso descrivere la volontà del cambiamento come una sensazione fisica, una forte pressione generata da tutto ciò che avrei voluto esprimere e che invece era ancora compresso dentro di me.

Solo con un’attività autonoma avrei potuto sentirmi libera di esprimere le mie idee, mettere in pratica le mie capacità, sviluppare i miei progetti e magari accettare i possibili fallimenti. Perché il fallimento si accetta solo se, nella totale indipendenza di pensiero e azione, crediamo di aver fatto tutto il possibile per evitarlo.

Quali sono le competenze tecniche precedentemente acquisite (sia lavorative che extra lavorative) che ti sono state utili per la nuova attività e quali sono quelle che hai dovuto acquisire o stai ancora acquisendo?

Dopo aver lasciato il mio posto di lavoro “d’eccellenza”, ho lavorato per tre anni in una piccola azienda privata di Milano, sempre nell’ambito di Cinema, Teatro, Televisione ma con una vocazione più commerciale. Passando dal pubblico al privato, oltretutto in una città dai ritmi professionali molto diversi da quelli romani, ho avuto la possibilità di osservare come si costruisce e come può crescere un’azienda, cosa che ignoravo completamente fino ad allora. Quei tre anni sono stati incredibilmente formativi, il mio cervello ha ripreso a funzionare, a pensare, ad esprimersi, a realizzare con successo. Sono uscita come per magia dall’angolino di punizione in cui mi sono sentita mio malgrado relegata per anni e ho riscoperto di avere delle capacità. E allora mi sono domandata perché non applicare quelle capacità ad una passione e ad una esigenza crescente: quella di ricostruire una relazione sana tra il lavoro e uno stile di vita più “naturale”.8

In tutti questi anni ci sono stati anche lunghi soggiorni all’estero, quasi sempre in Paesi del Terzo Mondo: viaggi di conoscenza, studio, esperienze, incontri. Tutto ciò ha alimentato la curiosità, la voglia di continuare a crescere, il confronto con le diversità: mi sono accorta che esistono tanti modi di stare al mondo che non implicano necessariamente la rinuncia a sé stessi e alla propria realizzazione.

Quali sono i fattori critici di successo della tua attività e le competenze distintive che hai apportato al tuo business?

Il fatto di essere una donna, inserita in un contesto agricolo molto maschile, e di avere inoltre un background così particolare, costituiscono croce e delizia della mia attività. Se da una parte c’è una certa diffidenza da parte di alcuni “irriducibili” (quelli che producono tonnellate di miele in fusti e che possono pensare che il mio modo di fare apicoltura sia un capriccio da donne annoiate), dall’altra c’è un grandissimo e concreto sostegno da parte di tutti coloro che mi vedono lavorare con sacrificio, passione e fatica fisica. Il successo è dato proprio da questo impegno totalizzante e da un approccio culturalmente più strutturato, che mi consente di comunicare con un linguaggio diverso consentendomi di deviare un po’ da un approccio puramente commerciale. La mia è una piccola attività e le mie produzioni limitate non mi consentirebbero di ritagliarmi una quota di mercato concorrenziale: il valore aggiunto diventa allora l’attenzione alla qualità del prodotto, lo studio di certe dinamiche del mercato globale, la spiegazione e la comunicazione di queste dinamiche ad un “pubblico” capace di coglierne il senso e di farne una riflessione più ampia. Se posso raggiungere determinate persone è perché parliamo lo stesso linguaggio: questo linguaggio spinge ad un cambiamento profondo delle nostre coscienze, e di conseguenza della nostra comunità e della nostra economia. La vendita sul mercato globale la lascio volentieri agli “irriducibili”.

Quali sono le cose che rifaresti e quelle invece da migliorare?

Rifarei esattamente tutto quello che ho fatto, forse anche con gli stessi tempi. Tutto ciò che ho vissuto, anche le situazioni peggiori, hanno comunque contribuito alla mia complessità. Come diceva Totò, “è la somma che fa il totale”: io sono la somma di tutte quelle esperienze, e il tempo del cambiamento ha avuto bisogno di tutti quei passaggi per acquisire concretezza. Da migliorare c’è tanto, ma non ho fretta: sto imparando e continuerò ad imparare, ho scelto la teoria dei piccoli passi, l’idea del miglioramento rappresenta uno stimolo continuo. Per questo spero di non arrivare mai alla perfezione: mi spegnerei.3

Quali sono le cose che potrebbe fare Atdal Over 40 per supportare simili iniziative e la nascita di nuove imprese?

Penso alle difficoltà che ho avuto e che continuo ad avere, e le giro ad Atdal Over 40: individuare la normativa di riferimento (contraddittoria, poco chiara e frammentata), muoversi nel labirinto delle carte, capire quali sono gli uffici e le persone preposte a certi incarichi, avere le informazioni e le risposte, fare chiarezza nella confusione della burocrazia. Insomma, sarebbe utile un supporto per capire come interfacciarsi con lo Stato e con i suoi mostri. E magari creare una rete di professionalità condivise, attraverso la quale si possano incontrare le diverse esigenze ed iniziative.

 

Link utili:

Brand: Le Api di Balù

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Intervista a David Casabona, consulente e formatore informatico

Intervista a David Casabona, consulente e formatore informatico

Qualche anno fa abbiamo intervistato alcune persone, selezionate tra i soci e gli amici della nostra Associazione che hanno saputo inserirsi / reinserirsi brillantemente nel mercato del lavoro come dipendenti, consulenti o imprenditori (se desiderate rileggerle cliccate sui rispettivi link: Michele Muscillo ,  Conchita Salas , Ursula Bonetti , Donato Pisciotta , Maurizio Piccinetti , Livia De Stefano e  Marco Montefalcone ). Riprendiamo oggi a pubblicare le storie e le testimonianze di chi “ce l’ha fatta” dando spazio al socio David Casabona, al quale abbiamo chiesto di presentarsi e parlarci nel dettaglio del suo progetto.

Puoi dirci in poche parole chi sei e cosa fai ?

Sono nato a Prato, ho 34 anni e sono appassionato di informatica sin da una giovanissima età. Ho coronato nel 2019 un sogno che avevo da tempo: essere padrone del mio futuro. Per fare questo mi sono dovuto scontrare con la crisi e con la perdita del lavoro, che mi ha portato anche a conoscere Atdal Over 40.

La mia sede legale è a Vaiano, località vicinissima alla città di Prato, ma la mia attività, della quale vi parlerò meglio durante l’intervista, mi porta direttamente dai clienti ovunque essi siano: studi professionali, piccole aziende, uffici, negozi e privati.

Il mio obiettivo, l’idea che sta alla base dell’attività che ho intrapreso, è ciò che mi rende più unico che raro nel settore: non già la vendita di un particolare servizio, come fa qualsiasi altro professionista, ma l’affiancamento al cliente per qualunque sua necessità informatica rimanendo sempre e comunque dalla sua parte e facendo unicamente i suoi interessi. Sono un consulente, nel vero senso della parola, che si occupa anche di supportare il cliente ed interfacciarsi insieme a lui con tutti gli altri professionisti quando è necessario. Ed un formatore che organizza corsi anche, anzi soprattutto, su richiesta.

  • Qual è stata la motivazione principale che ti ha portato ad aprire una tua attività autonoma? Quando una crisi si abbatte sulla tua realtà devi decidere: o combatti con tutte le tue forze per contrastarla o soccombi.

In questo caso, cioè nel caso di una crisi del mercato lavorativo, è necessario rimboccarsi le maniche, afferrare saldamente il proprio coraggio e darsi da fare al meglio delle proprie capacità. Anche perché a 30 anni compiuti, quando dopo oltre 10 anni di lavoro sono stato licenziato a causa della crisi, ero considerato già troppo vecchio: le aziende preferivano assumere “giovani con esperienza” da pagare comunque come apprendisti, una pratica purtroppo molto comune, ed anche molti progetti, sia dei Comuni che Europei, erano aperti solo ai giovani fino ai 29 anni.

La decisione finale l’ho presa quando ho visto che con tutte le mie esperienze e capacità finivo comunque a fare sostituzioni di personale in ferie o in malattia nella vigilanza, oppure a mettere a posto gli scaffali, o ancora nei call-center o persino a pulire le gabbie degli animali negli allevamenti. Era un inaccettabile spreco delle mie competenze, oltre a non permettermi di guadagnare nemmeno il minimo per sopravvivere, e tutto questo mi ha spronato a mettermi in proprio e a diventare padrone del mio destino.

  • Quali sono le competenze precedentemente acquisite (sia lavorative che extra lavorative) che ti sono state utili per la nuova attività?

Quello che faccio adesso, la figura di consulente che rivesto, mette a frutto le conoscenze e le competenze che ho acquisito per passione durante gli anni che vanno dal 1994 fino ad oggi: sin da quando avevo solo 9 anni sono appassionato di informatica ed ho speso moltissimo tempo ad apprendere quanto più possibile in questo settore, spaziando in tutti i diversi campi che l’informatica tocca. Quando si segue la propria passione niente è faticoso o irraggiungibile!

Altre competenze che mi sono tornate utili sono quelle relazionali: il mio lavoro è a diretto contatto con le persone, più che con le macchine.

 Ma se c’è qualcosa che mi rende ciò che sono è la mia capacità di affrontare problematiche completamente diverse, passando agilmente da una all’altra, notando subito anche le implicazioni che ogni problema e ogni soluzione possono avere. Ho una mentalità molto flessibile e sono dotato di pensiero trasversale, capacità molto utili per un consulente che si trovi ad affrontare sfide diverse ogni giorno.

  • Quali sono le competenze che invece hai dovuto acquisire o stai ancora acquisendo?

Il settore informatico è talmente vasto ed evolve così velocemente che è necessaria una formazione continua, praticamente giornaliera: devo costantemente leggere, sperimentare e formarmi imparando a dare la precedenza ad alcuni argomenti piuttosto che ad altri per rimanere sempre al passo con i tempi in questo affascinante settore.

In questo lavoro, forse più che in tutti gli altri, chi si ferma è perduto.

  • Quali sono, per quanto riguarda la tua attuale esperienza, i fattori critici di successo della tua attività e le competenze distintive che hai apportato al tuo business?

Sebbene sia presto per parlare di successo, sono infatti in proprio solo da inizio 2019, posso dire che è la mia visione della figura del consulente a rendere la mia attività vincente: a differenza degli altri professionisti che approcciano solo un singolo problema e tentano di risolvere quello, io dedico la mia attenzione al cliente supportandolo in tutto quelle che concerne l’informatica. Si parla quindi di formazione, di consulenze, dell’analisi dei problemi e dell’ideazione delle relative soluzioni, di interazione con gli altri professionisti assunti in modo specifico per risolvere un determinato problema (ad esempio un programmatore che debba creare un software), e quant’altro.

Non è raro che io venga chiamato per esaminare un problema, o per trasmettere delle competenze con un corso, e finisca poi per identificare ben altre criticità da risolvere della cui esistenza il cliente non aveva idea. Naturalmente è sempre il cliente a decidere se ignorarle o affrontarle.

Questo accade perché nel mio settore esistono decine di figure, diverse professionalità specializzate, ognuna delle quali offre un determinato servizio e cerca perciò di vendere al cliente quel servizio senza preoccuparsi di tutto quello che ruota intorno all’intervento effettuato. Il cliente, che di norma è estraneo al settore, si fida di quanto gli viene detto dal professionista e non ha una figura “super partes”, neutrale, che lo supporti e lo guidi: è per questo, per pormi sempre e comunque dalla parte del cliente, che ho deciso di aprire partita IVA come consulente. Posso così essere presente prima che vengano prese le decisioni, per analizzarne costi e benefici; durante l’attuazione dei progetti, per verificare che vadano a buon fine e che siano conformi a quanto sperato dal cliente; in seguito, per supporto continuo e formazione ove necessario.

Non esistono molte figure concorrenziali con la mia e questo mi sta già dando parecchie soddisfazioni.

Il cliente sa che io sono dalla sua parte, perché nel mio caso non è tanto una questione di fiducia quanto di logica di mercato: io vengo in ogni caso pagato per il mio supporto, perciò non ho interesse a spingere il cliente verso un prodotto, servizio o professionista specifico piuttosto che verso un altro; inoltre non devo temere che una mia opinione contraria a quanto si aspetta il cliente lo porti a rivolgersi ad altri, non vengo pagato per compiacere o dar ragione alla persona che usufruisce della mia esperienza ma per guidare questa persona verso la soluzione migliore per la sua attività o per i suoi obiettivi. E anche quando è chiaro che io non sono d’accordo col mio cliente nelle sue scelte, dopo avergli prospettato quali sono le alternative e a cosa va incontro se prosegue sulla strada imboccata, se egli lo desidera io lo seguo comunque e lo aiuto a realizzare al meglio quanto si è prefisso.

Tutto questo piace molto alla clientela, e posso considerare una vittoria il fatto che la mia idea ed il mio ideale siano condivisi dalle persone che si affidano a me: molti esperti dell’odierno mondo del lavoro mi avevano sconsigliato di intraprendere questa carriera, suggerendomi di scegliere uno solo dei rami del settore informatico e specializzarmi unicamente in quello. Ad esempio, aprire un’attività più delineata, meglio inquadrabile, qualcosa come programmatore, tecnico, sistemista.

Ma tutti possono fare quel tipo di lavoro, basta formarsi (e infatti di quelle figure ce ne sono moltissime, sarei stato esposto ad una concorrenza spietata), ed inoltre non era ciò che volevo fare: nessuna di quelle attività mi avrebbe permesso di fare quello che veramente mi piace, cioè risolvere i problemi ed affiancare le persone, far loro da punto di riferimento, poter fare la differenza.

  • Quali sono le cose che rifaresti e quelle invece da migliorare?

Se dovessi ricominciare da capo, farei di nuovo tutto nello stesso modo. Forse però troverei il coraggio di farlo prima, perché ho trascorso quattro anni a svolgere lavoretti prima di decidermi e buttarmi in questa avventura.

Bisogna però sottolineare che il motivo per cui ho temporeggiato tanto è che in Italia difficilmente si riescono ad avere informazioni precise su cose di cui non si conosce niente, come nel mio caso l’apertura di un’attività.

Ognuno è esperto nel proprio settore e deve rivolgersi ad altri per essere guidato quando si rende necessario sconfinare in un settore diverso, come quello legale o fiscale (obbligatori per potersi mettere in proprio).

Ho passato gran parte di quei quattro anni a parlare con avvocati e commercialisti, a girare gli uffici della Camera di Commercio, dell’INPS e dell’Agenzia delle Entrate, solo per ottenere risposte il più delle volte vaghe e spesso anche contrastanti. La paura nell’avventurarsi in un progetto così, al buio, cresceva sempre di più.

Ma qui entrano in gioco altri protagonisti della mia storia, come ad esempio l’avvocato David Madera (a sinistra nella foto qui sotto, assieme a me) e il Progetto Policoro.foto-Casabona-Madera-ricampionata

  • Qual è stato il ruolo che questi protagonisti hanno avuto nel supportare la tua iniziativa?

Senza il Progetto Policoro non avrei mai avviato la mia attività. Sulla carta si tratta di un progetto che ha l’obiettivo di affrontare le problematiche della disoccupazione, che presta particolare attenzione ai giovani così come Atdal si occupa degli over 40, ma questa fredda definizione non rende affatto l’idea di come una realtà del genere sia importante e possa davvero cambiare le cose.

Ho avuto da subito l’appoggio della responsabile del Progetto Clarissa Panicagli, una persona fantastica, la quale si è subito schierata dalla mia parte sia dandomi consigli che presentandomi persone altrettanto meravigliose che condividono gli ideali del Progetto, come l’avvocato David Madera. Inoltre mi ha sempre accompagnato agli incontri con tutti i professionisti, per mettere la sua esperienza a mia disposizione, per fare le domande giuste, per comprendere le risposte come io non avrei potuto, e per suggerirmi quali esperti non fossero, secondo lei, abbastanza esperti per seguirmi nel mio particolare settore. Ma il suo supporto non si è limitato a questo, infatti mi ha ascoltato quando le problematiche mi buttavano giù, mi ha guidato nella ricerca di soluzioni, mi è stata accanto sempre.

Come del resto ha fatto l’avvocato Madera: senza di lui gli aspetti legali di un’attività delicata come quella informatica mi sarebbero rimasti oscuri, non avrei avuto il coraggio di muovere un solo passo senza le sue spiegazioni e il suo supporto. Supporto che non è terminato dopo l’apertura della partita IVA, posso sempre contare sulla sua esperienza e disponibilità. Persone come lui, tanto preparate quanto disponibili, si trovano raramente.

  • Quali sono le cose che potrebbe fare Atdal Over 40 per supportare simili iniziative e la nascita di nuove imprese?

Credo che un’associazione come Atdal Over 40 possa supportare questo genere di iniziativa facilitando la diffusione di quanto c’è di più importante al mondo: il sapere.

Spesso i progetti naufragano perché mancano le informazioni, o perché non si hanno quelle giuste, e raramente si riescono ad avere risposte chiare rivolgendosi agli uffici preposti.

In secondo luogo un’associazione così ben organizzata e molto presente sul territorio potrebbe contribuire a creare una rete di professionalità che possa effettivamente aiutare i disoccupati, andando ad agire direttamente “sul campo”.

In questo senso io stesso, adesso che sono “dall’altra parte della barricata” rispetto ai disoccupati, sto avviando una collaborazione con Atdal Over 40 che spero possa portare benefici alle persone escluse dal mondo del lavoro: il mio intento è creare, grazie alla rete dell’associazione, una serie di corsi accessibili anche a chi non lavora, atti a trasmettere le competenze informatiche di base che potrebbero permettere agli over 40 (senza escludere gli under 40 ovviamente), di rientrare nel mondo del lavoro svolgendo attività d’ufficio o traslando le loro competenze attuali verso il digitale.

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 Sito web: davidcasabona.it

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Tellonym (dove le persone possono fare domande senza essere iscritte ed in modo anonimo):

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E-mail: davidcasabona@davidcasabona.it

 

 

 

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A passeggio nella storia e nell’arte di Roma:intervista a Livia De Stefano

 Questa volta incontriamo Livia De Stefano, consigliera di ATDAL Over 40 ma anche socia fondatrice e presidente di “Passeggiate per Roma”, Associazione legata alla “Città Eterna” e soprattutto alla sua storia e alla sua arte.

Livia ha un “bagaglio” ricco di esperienze non solo in senso metaforico, parlando oltre all’italiano e al tedesco anche l’inglese e il francese, ed avendo alternato esperienze sia in Italia che all’estero (soprattutto in Germania) in settori molto diversificati, dal turismo, al trasporto aereo, ai servizi di traduzione, alla televisione, all’import / export, solo per citarne alcuni.

Sulla base di questa esperienza, nel dicembre del 2009 Livia ha fondato, insieme ad altre persone incontrate tramite ATDAL Over 40, l’Associazione “Passeggiate per Roma”, che attraverso visite guidate a tema ha lo scopo di far scoprire ai propri soci, prevalentemente romani, aspetti poco noti ma non per questo meno importanti della storia e della cultura, passate e presenti, di Roma e dei suoi dintorni.

L’Associazione non ha ancora una “sede operativa” perché come dice Livia “abbiamo scelto Roma come palcoscenico delle nostre attività che, infatti, si svolgono essenzialmente negli innumerevoli siti che la nostra meravigliosa Città offre a chi ama l’arte e la storia”. E di lavoro da fare c’è n’è tanto, visto che “per conoscere Roma non basta una vita!”

A queste passeggiate, per così dire “en plen air”, vengono affiancati anche cicli di conferenze, seminari, laboratori per bambini, eventi e manifestazioni, tutte attività che hanno l’obiettivo di coinvolgere un pubblico il più ampio possibile, di tutte le età e di diversa formazione e provenienza, mettendolo a contatto con materie quali la storia, l’archeologia, l’arte e la tradizione davanti alle quali, ancor più in una città come Roma, non si può non restare affascinati. A tal fine, oltre al lavoro di alcuni dei soci fondatori e di vari collaboratori, si aggiunge l’apporto di esperti esterni che, di volta in volta, con altrettanta passione e competenza, coinvolgono i soci in stimolanti attività.

Qual è stata la motivazione principale che ti ha portato ad intraprendere questa attività?

Sono nata e vissuta a Roma, ma essendo di madre tedesca ho avuto modo di trascorrere, anche lunghi periodi all’estero, soprattutto in Germania dove ho numerosi amici che spesso vengono a trovarmi. E’ proprio accompagnandoli in giro per questa città ho “scoperto” Roma, ma soprattutto ho scoperto un orgoglio e un amore per la romanità che non crede

vo di avere e così ho sentito il bisogno di condividerli con altri, soprattutto coi romani che, abituati alla quotidianità di tanta “grande bellezza”, spesso guardano Roma con occhio distratto e superficiale.

Quali sono le competenze precedentemente acquisite che ti sono state utili per la nuova attività?

In campo nazionale e internazionale ho maturato una lunga esperienza nel turismo, nelle pubbliche relazioni, nell’organizzazione e coordinamento di eventi e manifestazioni collaborando con enti, associazioni, agenzie ed emittenti televisive. Queste competenze si sono rivelate estremamente utili nella gestione dell’Associazione, per la quale mi occupo della promozione e del coordinamento delle attività culturali e ricreative sia in Italia che all’estero. “Passeggiate per Roma” è un’associazione culturale e dunque ho avvertito la necessità di ampliare i miei orizzonti culturali, tanto che sono in procinto di conseguire la laurea triennale in Archeologia.

Quali, per quanto riguarda la tua attuale esperienza, i fattori di successo della tua impresa : quali sono le cose che rifaresti e quali invece, le cose da migliorare ?

Le associazioni culturali che operano a Roma sono davvero tante, per cui il rischio è quello di essere ripetitivi nell’offerta. Credo che il successo che sta raccogliendo la nostra Associazione stia proprio nel proporre gli aspetti poco noti di cui parlavo prima, anche quando la meta della nostra visita è assai nota. E poi bisogna essere professionali e disponibili al massimo: puntualità, precisione ed esattezza nelle informazioni, competenza, evitare il più possibile di annullare gli appuntamenti anche se i partecipanti sono pochi, usare un linguaggio comprensibile a tutti, creare un clima di serenità e, perché no, di allegria… Insomma, tanti piccoli accorgimenti che decretano la buona riuscita di ogni attività proposta da “Passeggiate per Roma”.

Qual è stato il ruolo che ha avuto Atdal Over 40 nel  supportare la tua iniziativa e quali sono le altre cose che potrebbe fare in tal senso?

ATDAL Over 40 ha avuto un grande ruolo per la mia attività, dai soci fondatori (soci ATDAL Over 40 appassionati di archeologia e storia dell’arte che hanno deciso di costituire l’Associazione) ai soci sempre di ATDAL Over 40 che hanno partecipato in numero consistente alle mie iniziative, consentendomi di organizzare in poco tempo visite guidate ed escursioni di gruppo.

Quest’anno inoltre nell’ambito del progetto EVOLVE (finanziato dall’Unione Europea) ATDAL Over 40 ha affidato a  “Passeggiate per Roma” l’organizzazione delle visite guidate per il gruppo di volontari inglesi che hanno soggiornato nel mese di marzo 2014  a Roma, dando loro modo di apprezzare il patrimonio storico e artistico della Capitale. Un bel riconoscimento e anche la dimostrazione che soltanto con una stretta collaborazione ed uno scambio proficuo di idee si possono realizzare i presupposti per una cooperazione continuativa.

(*)  Intervista di  Aurelio De Laurentiis

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Per Formare… un’Impresa

Conosco Maurizio Piccinetti per motivi professionali in quanto socio fondatore di una delle più interessanti realtà operanti nell’ambito del mercato del lavoro e della formazione professionale della Capitale. Ricordo una sua brillante partecipazione all’inaugurazione di “Porta Futuro”, progetto innovativo della Provincia di Roma dove ebbi modo di conoscerlo e di apprezzare i suoi interventi e il modo in cui aveva organizzato l’evento. Da allora le nostre strade professionali si sono incrociate diverse volte sia per la comune partecipazione a convegni di settore, sia per la disponibilità con cui Maurizio ha partecipato ad alcune nostre iniziative formative; infatti è stato “testimonial” in aula durante alcuni seminari organizzati da ATDAL Over 40 sul mercato del lavoro e sulla ricerca di una nuova occupazione, rivelandosi un vero e proprio “trascinatore”.

Maurizio Piccinetti è socio fondatore di “Per Formare”, un’agenzia formativa costituita a Roma nel 1992 sotto forma di Associazione non- profit. Ha acquisito personalità giuridica ed è iscritta nel registro delle Associazioni della Regione Lazio. E’ accreditata presso la Regione per attività di Orientamento e Formazione Superiore e Continua, ed autorizzata a svolgere la funzione di Ente Promotore di Tirocini. Per Formare è inoltre un’Agenzia per il Lavoro (autorizzata dal Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali).

Nel 2014 la partnership tra Per Formare e ATDAL Over 40 si è rafforzata grazie alla reciproca collaborazione in due progetti, entrambi finanziati dal Programma europeo per l’apprendimento permanente (LLP) Grundtvig: “Evolve” e “IMAL”, due sigle ben note ai nostri soci e simpatizzanti. Nel mese di  marzo, nella bella sede di Per Formare a via Napoleone III, si è svolta una delle prime visite di studio organizzate da ATDAL Over 40 per far conoscere ad un gruppo di volontari inglesi in trasferta a Roma la locale realtà del mercato del lavoro e della formazione. A luglio la nostra associazione ha “ricambiato” contribuendo a diffondere, per il progetto “Innovations in Mature Adult Learning”, il  questionario sulla motivazione degli adulti all’apprendimento e sulle loro preferenze nella formazione. Ricordiamo che il progetto IMAL, oltre all’Italia che è rappresentata da Per Formare, coinvolge partners attivi in cinque Paesi (Danimarca, Grecia, Polonia, Spagna e Turchia), si avvale della collaborazione di ricercatori dell’Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano ed è finalizzato ad esplorare il punto di vista dell’utente finale, i fattori alla base delle sue scelte formative e quelli che ne sostengono la motivazione.

Qual è stata la motivazione principale che ti ha portato ad intraprendere questa attività?

La mia scelta di lavorare “in proprio” risale al 1987. In quell’anno ho realizzato il mio primo progetto di azienda, fortunatamente per scelta e non per necessità. Infatti per realizzarlo mi sono dimesso da un’azienda nella quale ero dipendente a tempo indeterminato. In seguito ho di nuovo lavorato come dipendente in Organismi di rappresentanza per poi tornare a mettermi in proprio, e la motivazione che mi ha spinto a farlo è stata sempre la stessa: la curiosità e la voglia di esplorare nuove opportunità e crescere attraverso nuove sfide e nuovi stimoli.

Quali sono le competenze precedentemente acquisite (sia lavorative che extra-lavorative) che ti sono state utili per la nuova attività e quali sono quelle che hai dovuto acquisire o stai ancora acquisendo?

Mi viene da dire: tutte ! In particolare quelle sociali / relazionali costruite e affinate nel lungo periodo nel quale ho lavorato per le cosiddette Parti sociali. Le competenze hanno la necessità di essere messe in atto, per poter confermare di averne padronanza. Quindi l’atteggiamento che ho assunto è quello di chi vede il proprio sviluppo come un “cantiere aperto” dove nulla si può dire ancora finito. Ovvero l’ottica con la quale affronto le attività quotidiane è incentrata sul “si può sempre migliorare” soprattutto nelle cose che pensi di fare meglio, per evitare di disperdere (invece che acquisire) e divenire poco ricettivi alle novità.

Quali sono, per quanto riguarda la tua attuale esperienza, i fattori critici di successo della tua attività, le competenze distintive che hai apportato al tuo business, le cose che rifaresti e quelle invece da migliorare.

Parto dall’ultima domanda in quanto è il mio “chiodo fisso”. Dove e come possiamo migliorare ? La domanda me la pongo, anzi ce la poniamo tutti nella nostra struttura. Questo perché noi ci ispiriamo alla learning organization. Il motore di ogni nostra attività è l’aspirazione a rappresentare una struttura in grado di formare competenze con uno sguardo sempre rivolto all’innovazione. Aderiamo pertanto convintamente ad un approccio di miglioramento continuo.

La competenza distintiva che ho cercato di apportare, condividendola con tutti i miei colleghi, è legata alle nostre passioni, al desiderio e determinazione di fare la differenza. Il mio motto è “you can make the difference, always”. Infatti credo che capacità di leadership e il background culturale rappresentano i fattori di successo per ogni iniziativa (e su entrambi i fattori ognuno di noi può lavorare per migliorarli).

In “Per Formare” i nostri interventi fanno sempre riferimento ai nostri valori e sono tesi a promuovere la diffusione della cultura del coinvolgimento – “engage for success” – in quanto crediamo nel business consapevole nel quale il leader deve possedere, come qualità più importante, la capacità di incoraggiare le persone a vedersi come membri di un sistema più vasto, con una visione comune e valori comuni, alla ricerca di uno scopo condiviso da tutti in un ambiente di mutuo supporto e rispetto.

Quali sono, a tuo avviso, le cose che un’associazione come ATDAL Over 40 potrebbe fare per supportare la nascita di nuove imprese?

ATDAL Over 40 può avere oggi più che mai un ruolo fondamentale sostenendo i lavoratori maturi, che si trovano momentaneamente fuori dal mondo del lavoro, facendoli sentire parte attiva di una grande comunità. E visto che mi è stata rivolta la specifica domanda, mi permetto di lanciare un’idea. Potrebbe realizzare uno spazio condiviso dove gli “older workers” che si trovano senza lavoro, possano avere un posto e un supporto dove iniziare di nuovo a progettare. Un co-working dove sostenere la nascita di progetti, nuove sfide da affrontare con rinnovata curiosità e coraggio. Anche questa è un’impresa.

(*)  Intervista di  Aurelio De Laurentiis

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“Energie Pulite” nel lavoro e nell’impresa: intervista ad un imprenditore

E’ un po’ di tempo che non rivedevo Donato Pisciotta, uno dei soci fondatori di “Clean Energies”, da quando, nel 2007, la sua “Start up” muoveva i primi passi a seguito del progetto Skill Sinergy, lanciato dal compianto Luciano Penna e che vedeva impegnati diversi soci di ATDAL Over 40; l’obiettivo in quel caso era quello di contribuire (attraverso la formazione specifica e la creazione di un incubatore d’impresa) a fondare delle cooperative sociali che vedessero la partecipazione di soci Over 40 disoccupati e che avessero nelle loro ragioni sociali aspetti importanti per la collettività (quali ad esempio l’utilizzo di energie alternative).

L’impresa, che si occupa di servizi ed impianti nel settore delle energie rinnovabili, principalmente nel comparto residenziale (quello che riguarda le abitazioni civili), è nata come “cooperativa sociale” e si può capire quanto importante sia stato e continui ad essere il “fattore umano” nella collaborazione tra i diversi soci che si dividono i compiti; due di loro hanno la responsabilità delle attività “tecnologiche” che richiedono una estrazione tecnica (lo stesso Donato che è ingegnere e la sua compagna, un architetto) mentre un terzo socio è principalmente dedicato ad attività di tipo amministrativo / finanziario.

L’impresa assicura sia attività di consulenza e progettazione ad altre imprese e a clienti finali, sia la consegna d’impianti “chiavi in mano” avvalendosi anche di altri fornitori di beni e servizi. “Clean Energies” si trova ad affrontare un mercato diventato sempre più difficile e competitivo in quanto è venuto meno gran parte dell’apporto che davano al business gli incentivi statali per chi installava nuovi impianti; ora per essere competitivi è necessario uno sforzo ulteriore nello sviluppo commerciale basato sia su azioni di marketing specifiche, sia sul “passa parola”, sia su segnalazioni esterne, il che richiede la presenza di collaboratori con competenze “strutturate” per instaurare e seguire i rapporti commerciali con potenziali clienti finali.

A tal fine “Clean Energies” che già si avvale di alcune collaborazioni esterne, intende ricorrere ancora di più all’apporto di altri professionisti ed intermediari da remunerare in base a provvigioni. Pertanto Donato lancia l’appello ai nostri soci e lettori che volessero cimentarsi nel mondo delle “rinnovabili”, a visitare il sito http://www.cleanenergies.it e a contattarlo all’indirizzo di posta elettronica d.pisciotta@cleanenergies.it.

Qual è stata la motivazione principale che ti ha portato a creare una tua impresa?

 Ho lasciato il mio precedente lavoro come dipendente di una grande impresa a fine 2004, a 40 anni compiuti. L’azienda in cui lavoravo viveva una profonda trasformazione e molti a quel tempo fecero quella scelta; trascorso un anno sabatico decisi di guardarmi attorno per cercare di capire come sarei rientrato nel mondo del lavoro.

Non sapendo bene cosa fare, avevo cominciato a inviare dei curricula ad aziende dell’allora nascente settore delle “energie rinnovabili” perché pensavo che l’unica mia alternativa fosse di tornare a lavorare presso una grande azienda; diversi fattori resero però impossibile questo passo: se da un canto  mancavo della formazione specifica per entrarvi, dall’altro la mia età (allora non lo sapevo) mi rendeva poco appetibile al mercato del lavoro (o a quello che ne restava).

Ma non erano solamente fattori esterni ad incidere sulle mie scelte; infatti più passava il tempo più mi accorgevo che tornare ad essere “lavoratore dipendente” non faceva per me: fu così che smisi di cercare un lavoro “sicuro” che né mi si addiceva più, né era disponibile, e quindi pensai d’intraprendere una nuova attività d’impresa per mio conto.

 Quali sono le competenze precedentemente acquisite che ti sono state utili per la nuova attività?

Nella mia precedente esperienza “corporate” mi ero occupato del settore dell’energia e ne conoscevo i meccanismi ed il mercato. Questo mi dava la consapevolezza di come il mondo avesse bisogno di un forte cambiamento nella gestione energetica. Partendo da questa conoscenza e dalla mia preparazione  ingegneristica iniziai un percorso di formazione. Già nel corso del 2005 avevo cominciato a riprendere i libri in mano per rinfrescare le mie conoscenze tecniche ed avevo partecipato ad una serie di corsi di formazione sia sulla progettazione elettrica in generale ed in particolare sui temi specifici delle “energie rinnovabili” (solare termico e fotovoltaico, eolico, ecc.)

Quali, per quanto riguarda la tua attuale  esperienza, i fattori di successo della tua impresa : quali sono le cose che rifaresti e quali invece, le cose da migliorare ?

 Nella presente congiuntura economica “successo” è un termine da usare con molta cautela, dato che aziende di successo cinque o tre anni fa oggi soffrono di pesanti cali di fatturato.  Di sicuro è stato un successo scoprire che dopo una “morte” professionale ci può essere, come c’è stata, una rinascita. Considero pure un successo svolgere un’attività che, anche se con sofferti risultati economici, dà soddisfazione e voglia di fare. È chiaro che il passaggio da impiegato ad imprenditore non è semplice: sono due attività completamente diverse che richiedono di sviluppare qualità molto diverse e c’è un processo di apprendimento che inevitabilmente passa attraverso l’esperienza diretta, quindi di errori certamente ne sono stati fatti.

Inoltre nell’attuale congiuntura di mercato che dal 2012 con la fine degli incentivi da un lato e la pressante crisi economica dall’altro, ha visto ridursi il fatturato, oltre alle conoscenze specifiche del settore, diventa importante sviluppare capacità relazionali e promuovere il “networking”. Infatti se è vero che  complessivamente il trend di mercato nel settore delle “rinnovabili” resta in crescita, è altrettanto vero che trovare clienti è diventato più complicato.

C’è molto da fare, ad esempio in termini di  comunicazione e marketing, per far capire alla nostra potenziale clientela, le famiglie, sempre meno propense a spendere, i vantaggi economici e sociali di avere a disposizione un’energia pulita, economica e rinnovabile.

 Qual è stato il ruolo che ha avuto Atdal Over 40 nel  supportare la tua iniziativa?

ATDAL Over 40 è stata fondamentale nella nascita di “Clean Energies”. Nei primi mesi del 2006, nel pieno della ricerca di un nuovo sbocco professionale, mi imbattei in Skill Sinergy, un progetto che l’Associazione assieme ad altri partners stava sviluppando per favorire la creazione di impresa e l’autoimprenditorialità. Partecipai con una mia proposta e l’idea fu premiata, quindi a dicembre 2007 costituimmo l’impresa sotto forma di cooperativa con altri due soci.

Quali sono altre attività che l’Associazione potrebbe sviluppare per aiutare chi vuol fare impresa?  

 Credo che accanto alle attività di tipo istituzionale, che ATDAL Over 40  svolge per la difesa dei diritti dei lavoratori in età matura, sia importante incoraggiare e possibilmente strutturare una riflessione verso la creazione di impresa.

Per un giovane è importante, all’inizio della sua carriera lavorativa, entrare a far parte di una azienda strutturata in cui, oltre ad imparare un mestiere, si formi come adulto. Ma da una certa età in poi è fisiologico chiedersi, quando non si è obbligati dalle circostanze, se sia il caso di restare all’interno dell’azienda o non sia invece il momento di cambiare e cercare i propri spazi all’interno di una propria idea di impresa. Oggi inoltre il mondo del lavoro è diventato strutturalmente instabile e chi trova lavoro adesso sa che certamente lo cambierà più volte nel corso della sua vita professionale.

Fare impresa forse non è il desiderio di tutti e molti riescono ad esprimersi al meglio all’interno di una azienda strutturata più o meno grande, ma una associazione di persone “mature”, in tutti i sensi, come ATDAL Over 40 potrebbe sviluppare un percorso in cui stimolare una riflessione sui temi importanti per la creazione di impresa di successo: i capitali, le competenze, la compagine societaria, giusto per citarne alcuni.

 

 (*)  Intervista di  Aurelio De Laurentiis

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Intervista a Ursula Bonetti nella sua “Casa vacanze”

 Arte e Design: un nuovo modo di viaggiare (*)

Bionda, aspetto nordico e un’italianissima parlantina, Ursula interrompe la conversazione per rispondere al telefono nel suo tedesco madrelingua; un cliente le ha appena comunicato che arriverà con un po’ di ritardo, poi torna a sorseggiare un caffè all’americana al gusto di zenzero nella sua casa vacanza in prossimità del Colosseo, ristrutturata con gusto, insieme al compagno Carlo, architetto come il padre di Ursula che ha dipinto e modellato anche le opere che decorano le pareti.

Ursula Bonetti, laureata in letterature straniere, un master in management di sistemi multimediali, una decennale esperienza nel marketing come consulente di grandi aziende, arricchita poi da importanti collaborazioni per progetti nella pubblica amministrazione: da quello che l’ha vista costituire (partendo da zero) l’ufficio “placement” per un’istituzione centenaria come l’Accademia di Belle Arti di Roma, aiutando tanti giovani neolaureati nell’inserimento nel mercato del lavoro  e nella creazione d’impresa, a quello in cui ha affiancato, come consulente, la Provincia di Roma nella gestione di fondi diretti a sostenere l’imprenditoria “creativa” e l’innovazione tecnologica. Da qualche tempo ha dovuto fare anche lei i conti con la crisi “re-inventandosi” in attività di diverso tipo, condotte però sempre con la solita “verve”, nelle quali ha avuto modo di fare tesoro della sua esperienza.

Qual è stata la motivazione principale che ti ha portato a creare una tua impresa?

Alterne vicende di salute degli anziani genitori, che come figlia unica ho assistito negli ultimi impegnativi e dolorosi periodi, una maggiore attenzione a selezionare lavori che corrispondessero maggiormente al mio profilo professionale e che mi consentissero una maggiore autonomia, una sempre minore disponibilità di budget da dedicare a progetti specifici da parte degli enti pubblici, mi hanno fatto propendere per un periodo sabbatico in cui potessi mettere a reddito il patrimonio famigliare, gravato inoltre da tassazioni sempre più alte.

Quali sono le competenze precedentemente acquisite che ti sono state utili per la nuova attività?

Ho cercato di organizzare la mia attività come se avessi dovuto progettarne una per un’Azienda Cliente, innanzitutto individuando la tipologia di utenza, in questo caso una clientela internazionale di fascia medio-alta, con interessi culturali  e attenta al design ma anche con grande voglia di venire a Roma per divertirsi e scoprire in poco tempo le maggiori attrazioni che offre la Capitale.

In secondo luogo l’offerta di servizi: ho creato una mia personale “lonely planet” una piccola guida delle attrazioni, ristoranti  e dei luoghi di svago che si possono raggiungere in pochi minuti da casa e che fanno, anche di una breve permanenza a Roma un periodo piacevole e interessante; in questo è stata importante la mia esperienza nel marketing e nella comunicazione, che mi ha insegnato comprendere le esigenze sia espresse che inespresse degli ospiti,  ed a rapportarmi in modo veloce ed efficace con una clientela che si è evoluta e che è diventata sempre più esigente.

Altra cosa la padronanza del tedesco che, oltre all’inglese e al francese, consente di proporsi con sicurezza nel grande mercato del turismo rivolto al Nord Europa, che ha sempre avuto un grande interesse per Roma e le sue antichità.

Nel ristrutturare casa ho potuto mettere a frutto oltre alla mia passione per il design,  la professionalità di  Carlo, il mio compagno, che essendo architetto fa questo di mestiere; si può dire pertanto che questa sia a pieno titolo una “impresa di famiglia”.

Quali, per quanto riguarda la tua attuale esperienza, i fattori di successo della tua impresa : quali sono le cose che rifaresti e quali invece, le cose da migliorare ?

Attualmente mi avvalgo di diversi portali web specializzati in strutture così dette “extralberghiere”, come le “case vacanze” e i “Bed & Breakfast”, che raccolgono un tipo diverso di turismo rispetto a quello alberghiero, mettendo in contatto proprietari e viaggiatori di tutto il mondo e permettendo ad entrambi di scoprire un nuovo modo di viaggiare e di ospitare, seguendo il motto “travel like a local“.

Ho scelto inoltre di caratterizzare  l’offerta intorno al  tema del design e dell’architettura, che interessa una particolare fascia di clientela con la quale mi sento maggiormente in sintonia, un pubblico di artisti, architetti e appassionati d’arte: anche solo la scelta del nome “Architects House” riprende infatti la storia della casa che in passato ha ospitato l’attività professionale di tre generazioni di architetti.

Qual è stato il ruolo che ha avuto Atdal Over 40 nel  supportare la tua iniziativa?

Conosco ATDAL da qualche anno e attraverso l’associazione ho avuto modo di conoscere iniziative interessanti e ho partecipato, come docente di marketing, ad alcuni corsi pensati per sostenere le idee imprenditoriali di persone alla ricerca di nuove identità lavorative.  L’associazione mi ha consentito, inoltre, di allargare il mio network personale attraverso il quale ho fatto nuove conoscenze e trovato nuovi interessi, ma anche nuove opportunità di lavoro.

Quali sono altre attività che l’Associazione potrebbe sviluppare per aiutare chi vuol fare impresa?  

A mio avviso il compito principale di un’associazione è creare un network che permetta a persone con problematiche e sensibilità affini di condividere non solo esperienze e casi di successo ma anche e soprattutto scambiarsi opportunità di business e costruire insieme nuove dimensioni progettuali per la creazione di impresa.

 (*)  Intervista di  Aurelio De Laurentiis

 

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