Intervista a David Casabona, consulente e formatore informatico

Qualche anno fa abbiamo intervistato alcune persone, selezionate tra i soci e gli amici della nostra Associazione che hanno saputo inserirsi / reinserirsi brillantemente nel mercato del lavoro come dipendenti, consulenti o imprenditori (se desiderate rileggerle cliccate sui rispettivi link: Michele Muscillo ,  Conchita Salas , Ursula Bonetti , Donato Pisciotta , Maurizio Piccinetti , Livia De Stefano e  Marco Montefalcone ). Riprendiamo oggi a pubblicare le storie e le testimonianze di chi “ce l’ha fatta” dando spazio al socio David Casabona, al quale abbiamo chiesto di presentarsi e parlarci nel dettaglio del suo progetto.

Puoi dirci in poche parole chi sei e cosa fai ?

Sono nato a Prato, ho 34 anni e sono appassionato di informatica sin da una giovanissima età. Ho coronato nel 2019 un sogno che avevo da tempo: essere padrone del mio futuro. Per fare questo mi sono dovuto scontrare con la crisi e con la perdita del lavoro, che mi ha portato anche a conoscere Atdal Over 40.

La mia sede legale è a Vaiano, località vicinissima alla città di Prato, ma la mia attività, della quale vi parlerò meglio durante l’intervista, mi porta direttamente dai clienti ovunque essi siano: studi professionali, piccole aziende, uffici, negozi e privati.

Il mio obiettivo, l’idea che sta alla base dell’attività che ho intrapreso, è ciò che mi rende più unico che raro nel settore: non già la vendita di un particolare servizio, come fa qualsiasi altro professionista, ma l’affiancamento al cliente per qualunque sua necessità informatica rimanendo sempre e comunque dalla sua parte e facendo unicamente i suoi interessi. Sono un consulente, nel vero senso della parola, che si occupa anche di supportare il cliente ed interfacciarsi insieme a lui con tutti gli altri professionisti quando è necessario. Ed un formatore che organizza corsi anche, anzi soprattutto, su richiesta.

  • Qual è stata la motivazione principale che ti ha portato ad aprire una tua attività autonoma? Quando una crisi si abbatte sulla tua realtà devi decidere: o combatti con tutte le tue forze per contrastarla o soccombi.

In questo caso, cioè nel caso di una crisi del mercato lavorativo, è necessario rimboccarsi le maniche, afferrare saldamente il proprio coraggio e darsi da fare al meglio delle proprie capacità. Anche perché a 30 anni compiuti, quando dopo oltre 10 anni di lavoro sono stato licenziato a causa della crisi, ero considerato già troppo vecchio: le aziende preferivano assumere “giovani con esperienza” da pagare comunque come apprendisti, una pratica purtroppo molto comune, ed anche molti progetti, sia dei Comuni che Europei, erano aperti solo ai giovani fino ai 29 anni.

La decisione finale l’ho presa quando ho visto che con tutte le mie esperienze e capacità finivo comunque a fare sostituzioni di personale in ferie o in malattia nella vigilanza, oppure a mettere a posto gli scaffali, o ancora nei call-center o persino a pulire le gabbie degli animali negli allevamenti. Era un inaccettabile spreco delle mie competenze, oltre a non permettermi di guadagnare nemmeno il minimo per sopravvivere, e tutto questo mi ha spronato a mettermi in proprio e a diventare padrone del mio destino.

  • Quali sono le competenze precedentemente acquisite (sia lavorative che extra lavorative) che ti sono state utili per la nuova attività?

Quello che faccio adesso, la figura di consulente che rivesto, mette a frutto le conoscenze e le competenze che ho acquisito per passione durante gli anni che vanno dal 1994 fino ad oggi: sin da quando avevo solo 9 anni sono appassionato di informatica ed ho speso moltissimo tempo ad apprendere quanto più possibile in questo settore, spaziando in tutti i diversi campi che l’informatica tocca. Quando si segue la propria passione niente è faticoso o irraggiungibile!

Altre competenze che mi sono tornate utili sono quelle relazionali: il mio lavoro è a diretto contatto con le persone, più che con le macchine.

 Ma se c’è qualcosa che mi rende ciò che sono è la mia capacità di affrontare problematiche completamente diverse, passando agilmente da una all’altra, notando subito anche le implicazioni che ogni problema e ogni soluzione possono avere. Ho una mentalità molto flessibile e sono dotato di pensiero trasversale, capacità molto utili per un consulente che si trovi ad affrontare sfide diverse ogni giorno.

  • Quali sono le competenze che invece hai dovuto acquisire o stai ancora acquisendo?

Il settore informatico è talmente vasto ed evolve così velocemente che è necessaria una formazione continua, praticamente giornaliera: devo costantemente leggere, sperimentare e formarmi imparando a dare la precedenza ad alcuni argomenti piuttosto che ad altri per rimanere sempre al passo con i tempi in questo affascinante settore.

In questo lavoro, forse più che in tutti gli altri, chi si ferma è perduto.

  • Quali sono, per quanto riguarda la tua attuale esperienza, i fattori critici di successo della tua attività e le competenze distintive che hai apportato al tuo business?

Sebbene sia presto per parlare di successo, sono infatti in proprio solo da inizio 2019, posso dire che è la mia visione della figura del consulente a rendere la mia attività vincente: a differenza degli altri professionisti che approcciano solo un singolo problema e tentano di risolvere quello, io dedico la mia attenzione al cliente supportandolo in tutto quelle che concerne l’informatica. Si parla quindi di formazione, di consulenze, dell’analisi dei problemi e dell’ideazione delle relative soluzioni, di interazione con gli altri professionisti assunti in modo specifico per risolvere un determinato problema (ad esempio un programmatore che debba creare un software), e quant’altro.

Non è raro che io venga chiamato per esaminare un problema, o per trasmettere delle competenze con un corso, e finisca poi per identificare ben altre criticità da risolvere della cui esistenza il cliente non aveva idea. Naturalmente è sempre il cliente a decidere se ignorarle o affrontarle.

Questo accade perché nel mio settore esistono decine di figure, diverse professionalità specializzate, ognuna delle quali offre un determinato servizio e cerca perciò di vendere al cliente quel servizio senza preoccuparsi di tutto quello che ruota intorno all’intervento effettuato. Il cliente, che di norma è estraneo al settore, si fida di quanto gli viene detto dal professionista e non ha una figura “super partes”, neutrale, che lo supporti e lo guidi: è per questo, per pormi sempre e comunque dalla parte del cliente, che ho deciso di aprire partita IVA come consulente. Posso così essere presente prima che vengano prese le decisioni, per analizzarne costi e benefici; durante l’attuazione dei progetti, per verificare che vadano a buon fine e che siano conformi a quanto sperato dal cliente; in seguito, per supporto continuo e formazione ove necessario.

Non esistono molte figure concorrenziali con la mia e questo mi sta già dando parecchie soddisfazioni.

Il cliente sa che io sono dalla sua parte, perché nel mio caso non è tanto una questione di fiducia quanto di logica di mercato: io vengo in ogni caso pagato per il mio supporto, perciò non ho interesse a spingere il cliente verso un prodotto, servizio o professionista specifico piuttosto che verso un altro; inoltre non devo temere che una mia opinione contraria a quanto si aspetta il cliente lo porti a rivolgersi ad altri, non vengo pagato per compiacere o dar ragione alla persona che usufruisce della mia esperienza ma per guidare questa persona verso la soluzione migliore per la sua attività o per i suoi obiettivi. E anche quando è chiaro che io non sono d’accordo col mio cliente nelle sue scelte, dopo avergli prospettato quali sono le alternative e a cosa va incontro se prosegue sulla strada imboccata, se egli lo desidera io lo seguo comunque e lo aiuto a realizzare al meglio quanto si è prefisso.

Tutto questo piace molto alla clientela, e posso considerare una vittoria il fatto che la mia idea ed il mio ideale siano condivisi dalle persone che si affidano a me: molti esperti dell’odierno mondo del lavoro mi avevano sconsigliato di intraprendere questa carriera, suggerendomi di scegliere uno solo dei rami del settore informatico e specializzarmi unicamente in quello. Ad esempio, aprire un’attività più delineata, meglio inquadrabile, qualcosa come programmatore, tecnico, sistemista.

Ma tutti possono fare quel tipo di lavoro, basta formarsi (e infatti di quelle figure ce ne sono moltissime, sarei stato esposto ad una concorrenza spietata), ed inoltre non era ciò che volevo fare: nessuna di quelle attività mi avrebbe permesso di fare quello che veramente mi piace, cioè risolvere i problemi ed affiancare le persone, far loro da punto di riferimento, poter fare la differenza.

  • Quali sono le cose che rifaresti e quelle invece da migliorare?

Se dovessi ricominciare da capo, farei di nuovo tutto nello stesso modo. Forse però troverei il coraggio di farlo prima, perché ho trascorso quattro anni a svolgere lavoretti prima di decidermi e buttarmi in questa avventura.

Bisogna però sottolineare che il motivo per cui ho temporeggiato tanto è che in Italia difficilmente si riescono ad avere informazioni precise su cose di cui non si conosce niente, come nel mio caso l’apertura di un’attività.

Ognuno è esperto nel proprio settore e deve rivolgersi ad altri per essere guidato quando si rende necessario sconfinare in un settore diverso, come quello legale o fiscale (obbligatori per potersi mettere in proprio).

Ho passato gran parte di quei quattro anni a parlare con avvocati e commercialisti, a girare gli uffici della Camera di Commercio, dell’INPS e dell’Agenzia delle Entrate, solo per ottenere risposte il più delle volte vaghe e spesso anche contrastanti. La paura nell’avventurarsi in un progetto così, al buio, cresceva sempre di più.

Ma qui entrano in gioco altri protagonisti della mia storia, come ad esempio l’avvocato David Madera (a sinistra nella foto qui sotto, assieme a me) e il Progetto Policoro.foto-Casabona-Madera-ricampionata

  • Qual è stato il ruolo che questi protagonisti hanno avuto nel supportare la tua iniziativa?

Senza il Progetto Policoro non avrei mai avviato la mia attività. Sulla carta si tratta di un progetto che ha l’obiettivo di affrontare le problematiche della disoccupazione, che presta particolare attenzione ai giovani così come Atdal si occupa degli over 40, ma questa fredda definizione non rende affatto l’idea di come una realtà del genere sia importante e possa davvero cambiare le cose.

Ho avuto da subito l’appoggio della responsabile del Progetto Clarissa Panicagli, una persona fantastica, la quale si è subito schierata dalla mia parte sia dandomi consigli che presentandomi persone altrettanto meravigliose che condividono gli ideali del Progetto, come l’avvocato David Madera. Inoltre mi ha sempre accompagnato agli incontri con tutti i professionisti, per mettere la sua esperienza a mia disposizione, per fare le domande giuste, per comprendere le risposte come io non avrei potuto, e per suggerirmi quali esperti non fossero, secondo lei, abbastanza esperti per seguirmi nel mio particolare settore. Ma il suo supporto non si è limitato a questo, infatti mi ha ascoltato quando le problematiche mi buttavano giù, mi ha guidato nella ricerca di soluzioni, mi è stata accanto sempre.

Come del resto ha fatto l’avvocato Madera: senza di lui gli aspetti legali di un’attività delicata come quella informatica mi sarebbero rimasti oscuri, non avrei avuto il coraggio di muovere un solo passo senza le sue spiegazioni e il suo supporto. Supporto che non è terminato dopo l’apertura della partita IVA, posso sempre contare sulla sua esperienza e disponibilità. Persone come lui, tanto preparate quanto disponibili, si trovano raramente.

  • Quali sono le cose che potrebbe fare Atdal Over 40 per supportare simili iniziative e la nascita di nuove imprese?

Credo che un’associazione come Atdal Over 40 possa supportare questo genere di iniziativa facilitando la diffusione di quanto c’è di più importante al mondo: il sapere.

Spesso i progetti naufragano perché mancano le informazioni, o perché non si hanno quelle giuste, e raramente si riescono ad avere risposte chiare rivolgendosi agli uffici preposti.

In secondo luogo un’associazione così ben organizzata e molto presente sul territorio potrebbe contribuire a creare una rete di professionalità che possa effettivamente aiutare i disoccupati, andando ad agire direttamente “sul campo”.

In questo senso io stesso, adesso che sono “dall’altra parte della barricata” rispetto ai disoccupati, sto avviando una collaborazione con Atdal Over 40 che spero possa portare benefici alle persone escluse dal mondo del lavoro: il mio intento è creare, grazie alla rete dell’associazione, una serie di corsi accessibili anche a chi non lavora, atti a trasmettere le competenze informatiche di base che potrebbero permettere agli over 40 (senza escludere gli under 40 ovviamente), di rientrare nel mondo del lavoro svolgendo attività d’ufficio o traslando le loro competenze attuali verso il digitale.

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